FEBRUARY 18 - APRIL 4, 2020
18 FEBBRAIO - 4 APRILE 2020
Milano, Corso Monforte 23
COMUNICATO STAMPA
| PRESS RELEASE
From February 18 to April 4, 2020, the Christian Stein Gallery hosted the solo exhibition of ALIGHIERO BOETTI (Turin 1940 - Rome 1994). Following the significant retrospective dedicated to the artist in 2014, the gallery once again focuses on his astonishing artistic research.
In memory of the long-standing connection between the gallery and the artist, which began in 1967 with Alighiero Boetti's very first solo exhibition, the work "Eternit" from 1967 welcomes visitors at the center of the room. The historic sculpture, positioned on the floor, unexpectedly engages in dialogue with a selection of works created between 1988 and 1990, testifying to the eclecticism of Boetti's artistic language.
Among the exhibited works are the famous fabric embroideries, where Dari poems, Boetti's phrases in the Latin alphabet, and inscriptions in Farsi alternate in a visual continuum, embroidered within a colorful grid. In addition to the sense of color, these works convey a strong connection with different cultures.
The execution process of this body of work originates from the instructions provided by the artist to Afghan embroiderers and is the same used for the tapestries reproducing the series of maps, in which Boetti replaces the territory of individual countries with their corresponding national flags, revealing his deep interest in the complex historical and geopolitical contemporaneity. An iconic example is the Map of 1988 displayed in the exhibition.
In his prolific experimentation - technical, executional, and thematic - two works from the Donnina series are included in the exhibition, created for the XLIV Venice Biennale in 1990. Combining drawing, collage, tracing, and perspective games, Boetti conceives works, collected in series, characterized by a strong compositional freedom, despite their structure evoking decorative orders of architectural tradition or applied arts. The variety of forms describes his idea of reality as perpetual transformation and movement.
"A good painting should offer different layers: beauty (it should give pleasure to the viewer). Then a second layer, elaboration on the image, a feeling, unsettling or pleasant. Finally, the third dimension, the most hidden and difficult to explain. It's as if, by writing a word in black on the white sheet, one could reveal the white shape that the black writing determines around itself. Something that is not normally grasped. These are the three levels of a work of art. They correspond to the three levels of knowledge according to Sufi esotericism. The third, well beyond subjectivism, is rarely reached."
Quote by Alighiero Boetti, dialogue with Sergio Givone, 1991.
Dal 18 febbraio al 4 aprile 2020 la Galleria Christian Stein ospita la mostra personale di ALIGHIERO BOETTI (Torino 1940 – Roma 1994). Dopo la significativa antologica dedicata all’artista nel 2014, la galleria torna a porre l’attenzione sulla sua sorprendente ricerca artistica.
A memoria del lungo legame tra la galleria e l’artista, iniziato nel 1967 con la prima personale in assoluto di Alighiero Boetti, ad accogliere i visitatori al centro della sala, vi è l’opera Eternit del 1967. La storica scultura, posizionata a pavimento, dialoga in modo inaspettato con una selezione di opere realizzate tra il 1988 e il 1990, testimoniando l’eccletticità del linguaggio boettiano.
Tra le opere esposte i celebri ricami su tessuto, dove in un continuum visivo si alternano poesie in Dari, frasi di Boetti in alfabeto latino e iscrizioni in Farsi, ricamate all’interno di una griglia colorata. Oltre al senso del colore in questi lavori si percepisce la forte connessione con culture differenti.
Il procedimento esecutivo di questo corpus nasce proprio dalle indicazioni fornite dall’artista alle ricamatrici afghane ed è lo stesso utilizzato per gli arazzi che riproducono la serie dei planisferi, in cui Boetti sostituisce il territorio dei singoli paesi con le bandiere nazionali corrispondenti, lasciando trasparire il suo profondo interesse per la complessa contemporaneità storica e geopolitica. Ne è un magnifico esempio l’iconica Mappa del 1988 allestita in mostra.
Nella sua prolifica attività di sperimentazione - tecnica, di esecuzione e tematica - si inseriscono i due lavori della serie Donnina presenti in mostra, realizzate per la XLIV Biennale di Venezia del 1990. Combinando disegno, collage, ricalco e giochi prospettici Boetti concepisce opere, raccolte in serie, caratterizzate da una forte libertà compositiva, nonostante il loro impianto richiami ordini decorativi della tradizione architettonica o delle arti applicate. La varietà delle forme descrive la sua idea di realtà come perenne trasformazione e movimento.
“Un buon quadro dovrebbe offrire diversi strati: la bellezza (a chi lo guarda deve restituire piacere). Poi un secondo strato, di elaborazione sull’immagine, un sentimento, inquietante o piacevole. Infine la terza dimensione, la più nascosta e difficile da spiegare. È come se, scrivendo una parola in nero sul foglio bianco si riuscisse a far vedere la forma bianca che la scritta nera determina intorno a sé. Qualcosa che normalmente non si afferra. Ecco i tre livelli di un’opera d’arte. Corrispondono ai tre livelli di conoscenza secondo l’esoterismo sufi. Il terzo, ben oltre il soggettivismo, è raramente raggiunto.”
Cit. Alighiero Boetti, dialogo con Sergio Givone, 1991
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