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JULY 14 - OCTOBER 15, 2016

14 LUGLIO 2016 - 15 OTTOBRE 2016

Milano, Corso Monforte 23

COMUNICATO STAMPA

| PRESS RELEASE

Galleria Christian Stein is pleased to announce, in the historical venue on Corso Monforte, a solo exhibition by the American artist Jeff Elrod (Dallas, Texas, 1966).


The exhibition features a selection of artworks made between 2015 and 2016, never shown until now. All of them are large abstract acrylic and spray paintings and inkjet prints realized by the artist as a result of his practice of transferring a digital drawing to canvas. Using programs such as Photoshop or Illustrator he draws and reworks imagery that he then renders on canvas often by hand. His computer generated images are also sometimes printed directly onto the canvases.
 Elrod has described this process as “analog” painting, creating handmade copies of digital originals. The artist’s interest towards technology does not lie in the universe of digital techniques. However he aims to explore the dichotomy of working on a computer screen, while also experiencing the immediacy of applying paint on canvas. The use of a variety of media gives to his paintings a complexity in which flatness and depth coexist, or become difficult to detect.


Elrod’s practice as a painter is rooted in the tradition of American twentieth-century abstract painting. He began painting abstractions inspired by super graphics and video game imagery in the early 1990s. In 1997, as a means to distance himself from his conscious mind, he began to use the computer to facilitate paintings through a technique he calls “frictionless drawing.” The software program allows for the production of lines and color fields without the direct intervention of the artist’s hand, thus allowing him the freedom to experiment and engage his subconscious mind, as “a digital breed of automatic writing.” After his first American personal exhibition at the Modern Art Museum of Fort Worth in 2009, Elrod’s work was presented at the MoMA PS1 in 2013. In that occasion he introduced a series of paintings, inspired by “dream machine”, a device created by artist and poet Brion Gysin and scientist Ian Sommerville in 1959 that uses oscillating light frequencies to stimulate the optical nerves while the viewer’s eyes are closed. Elrod evokes the hallucinatory effects of Gysin’s machine by processing his original drawings into blurred images that create overall fields of colored soft cloud-like forms that resist focus.

La Galleria Christian Stein presenta, nella storica sede di Corso Monforte, una mostra dedicata all’artista americano Jeff Elrod (Dallas, Texas, 1966).


La personale introduce una selezione inedita di lavori ideati tra il 2015 e il 2016: tele astratte di grandi dimensioni realizzate in acrilico, pittura spray e con stampa a getto d’inchiostro, attraverso un processo di trasposizione pittorica di un disegno digitale.  Utilizzando comuni software, quali Illustrator e Photoshop, l’artista disegna e rielabora immagini che successivamente riproduce spesso a mano, talvolta stampandole direttamente sulla tela.  Elrod ha descritto questo procedimento come “analog painting” (pittura analogica), ossia copia fatta a mano di originali elaborati al computer. L’interesse che Elrod nutre nei confronti della tecnologia non risiede nella complessità delle pratiche digitali, ma nella possibilità di sperimentare la dicotomia tra l’interazione con il medium informatico e l’immediatezza della stesura pittorica.  La varietà di tecniche utilizzate conferisce alle sue opere una molteplicità di piani ottici in cui uniformità e profondità coesistono o si sovrappongono al punto da divenire difficilmente distinguibili.


Radicandosi nella tradizione pittorica dell’astrattismo americano, Elrod esordisce nei primi anni Novanta dipingendo soggetti astratti ispirati all’immaginario della grafica e dei videogiochi.  A partire dal 1997 introduce l’utilizzo del computer, inteso come strumento tramite il quale abbandonare una condizione mentale cosciente, nel tentativo di agevolare il fare pittorico attraverso una tecnica da lui definita “frictionless drawing”, ovvero “disegno senza attrito”.  Il programma informatico gli consente di generare linee e campi di colore senza l’intervento diretto della mano dell’artista, offrendogli al contempo la libertà di sperimentare coinvolgendo il suo subconscio, al pari di una “variante digitale di scrittura automatica”.  Dopo la prima personale in America presso il Modern Art Museum of Fort Worth nel 2009, Elrod espone nel 2013 al MoMA PS1 di New York, presentando una serie di lavori ispirati alla “dream machine” (macchina dei sogni), un dispositivo ideato dall’artista Brion Gysin insieme allo scienziato Ian Sommerville nel 1959, che attraverso frequenze luminose simula onde alfa presenti nel cervello durante stati di rilassamento.  Elrod rievoca gli effetti allucinatori della macchina di Gysin elaborando i suoi disegni iniziali in immagini sfuocate in cui estesi campi di forme simili a lievi nuvole colorate sfuggono alla messa a fuoco.

INVITO | INVITATION CARD

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