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OCTOBER 30, 2019 - JANUARY 18, 2020

30 OTTOBRE 2019 - 18 GENNAIO 2020

Milano, Corso Monforte 23

COMUNICATO STAMPA

| PRESS RELEASE

Galleria Christian Stein presents a series of the latest paintings of Mimmo Paladino’s (Paduli, 1948) celebrating the twentieth anniversary of successful collaboration with the artist. These monumental works of great chromatic and summoning impression hosted in Milano’s gallery’s venue, at the 23rd of Corso Monforte, offer the opportunity to dive into the refined world of the artist and into his manifold and versatile language.

Mimmo Paladino’s artistic expression is the result of the stratification of signs and matter, that draw their inspiration from tradition and avant-gardes, and that freely refer to archaic and Extra-European cultures. The subjects represented, which are never simply figurative, become metaphors, totemic figures that carry an innate and evocative meaning.

In his paintings space and shapes coexist – geometrical figures, objects and masks – recalling primitive, graceful and semplified images, in a succession of allegories and symbols disclosing the contemporary art’s origins and myths.


I attach crucial importance to the symbol, not as an established fact or literary superstructure but as a fragment I wish to assimilate, a splinter that guards the soul of every creation, that always brings an evocation with it.


Artisti uscite dai vostri atelier, interview by Vincenzo Trione in IO Donna, Corriere della Sera, Jan.22, 2011


[Drawing] is the truest thing, the oldest that belongs to us before being laden with other meanings, historical, cultural and so on. I am interested, in the ability of the sign to be free from any formal, intellectual conditioning, as in a form of graphic sleep-walking. The primordial sign. Inexpressible and mysterious for the impossibility of returning to the first idea of communication that is infantile language. It is a form of story, narrative, absolute expressivity, self-expression.


La mia arte senza colore, interview by E. Coen, in Corriere della Sera, July 22, 2002


I regard myself as essentially a painter and indeed as expressing myself through painting even when I do not use brushes


Non avrà titolo. Mimmo Paladino dialogue with Laura Cherubini and Eugenio Viola, in VARIeAZIONI, 2013

Dal 30 ottobre 2019 al 18 gennaio 2020 la Galleria Christian Stein presenta una serie di opere pittoriche di Mimmo Paladino (1948). L’esposizione celebra così i vent’anni del felice sodalizio della galleria di corso Monforte con l’artista, dopo la grande monografica del 2018 che riallestiva, negli spazi di Milano e Pero (2016), la monumentale installazione pensata per la sala personale alla Biennale di Venezia del 1988 curata da Giovanni Carandente.

Mimmo Paladino, fra i principali interpreti della Transavanguardia, è senza dubbio l’artista che meglio ha saputo connotare quel senso di ritrovata libertà nell’utilizzo di tutti i linguaggi, e in particolar modo la pittura, divenuta luogo propizio per interpretare la realtà senza alcun limite di materiale o supporto. Le cinque tele inedite (tutte 200 x 300 cm) sono costruite come una partitura musicale che sviluppa in altrettanti tempi, in cui ricorrono alcuni elementi iconologici trattati come inserto indipendente, oltre ai più tipici archetipi della grammatica di Mimmo Paladino (la testa, la geometria, l’alchimia). Si va così a costituire quella stratificazione di immagini e significati che rende la poetica di Mimmo Paladino un esempio di riconquista del territorio della storia artistica mediterranea, in cui il passato istoria in un complesso formale del tutto innovativo. Pensata espressamente per la sede di corso Monforte, l’esposizione mette in gioco tutta la potenza della grammatica pittorica dell’artista beneventano, dimostrando la forza espressiva della pittura intesa non come giardino chiuso e autoreferenziale, ma contenitore di messaggi e significati che travalicano l’atto prettamente formale. Ancora una volta Mimmo Paladino sfrutta la pittura per andarne oltre, e gestisce gli oggetti esterni come semplici elementi pittorici, in quella sorta di cortocircuito che la sua opera indaga in tutte le sue possibilità.


Per me il simbolo riveste un ruolo cruciale. Non come dato certo, né come sovrastruttura letteraria, ma come frammento che voglio assimilare. Scheggia che custodisce l’anima di ogni creazione: che porta sempre in sé un’evocazione.


Artisti uscite dai vostri atelier, intervista di V. Trione, “IO Donna” in “Corriere della Sera”, 22 gennaio 2011


[Il disegno] è la cosa più vera, la più antica che ci appartiene prima che si carichi di altri significati, storia, culturali eccetera. Mi interessa la capacità del segno di essere libero da qualsiasi condizionamento intellettuale, formale, come in un sonnambulismo grafico. il segno, ai suoi primordi. Indicibile, misterioso per l’impossibilità stessa di riprendere quella prima idea di comunicazione che è del linguaggio infantile. È una forma di racconto, di narrazione, di espressività assoluta, di auto-espressione.


La mia arte senza colore, intervista di E. Coen, in “Corriere della Sera”, 22 luglio 2002


Mi ritengo essenzialmente un pittore e credo del resto di esprimermi con la pittura anche quando non uso i pennelli


Non avrà titolo. Mimmo Paladino in dialogo con L. Cherubini e E. Viola, in VARIeAZIONI, 2013

INVITO | INVITATION CARD

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